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mercoledì 30 aprile 2008

Marco Travaglio al V2Day

Marco Travaglio al V2Day



Si ringrazia caldamente EcoTv.

Morti sul Lavoro / Aprile 2008

Dati forniti a AntonioDiPietro.it da Marco Bazzoni (operaio e rappresentante per la sicurezza).
www.antoniodipietro.com

Morti sul lavoro nel mese di Aprile 2008.

Martedì 29 Aprile 2008
- Altin Mustain, di 32 anni, operaio, morto a Reggio Emilia
- Luciano Di Martino, di 53 anni, operaio, morto a Miglianico (CH)

Giovedì 24 Aprile 2008
- Demetrio Sisca, di 69 anni, agricoltore, morto a San Demetrio Corone (CS)
- Un giovane operaio di 24 anni di Rozzano (MI)

Mercoledì 23 Aprile 2008
- Angelo Galante, di 51 anni, portiere di uno stabile, morto a Roma
- Un operaio di 46 anni, morto a Modena

Martedì 22 Aprile 2008
- Stefano Trovo, di 42 anni, operaio, morto a Schiavonia d'Este (PD)
- Diego Trovo, di 34 anni, operaio, morto a Schiavonia d'Este (PD)
- Giulio Agostini, di 44 anni, operaio, morto a Villa Santo Stefano (FR)
- Adis Masinovic, di 21 anni, operaio, morto a Ferrara
- Iuko Jerco, di 41 anni, operaio, morto a Monfalcone (GO)
- Gjoni Arian, di 47 anni, operaio, morto a Taranto
- Un contadino di 53 anni, morto a Costa Masnaga (LC)

Sabato 19 Aprile 2008
- Davide Martis, di 34 anni, operaio, morto a Agrate Brianza (MI)
- Massimiliano Salvetti, di 35 anni, operaio, morto a Pisa

Venerdì 18 Aprile 2008
- Walid Abdelrahman, di 37 anni, operaio, morto a Legnano (MI)

Giovedì 17 Aprile 2008
- Vasile Craiu, di 23 anni, operaio presso la societa' "Crema Italia", è morto a Custonaci (TR)

Mercoledì 16 Aprile 2008
- Raimondo Casati, di 47 anni, operaio della Masterplast, morto a Cornate d'Adda (MI)
- Moussa Compaore, di 28 anni, operaio della Masterplast, morto a Cornate d'Adda (MI)
- Paolo Benocci, di 48 anni, camionista, morto a Livorno

Lunedì 14 Aprile 2008
- Umberto Aloe, di 59 anni, operaio, stava eseguendo i lavori di messa in sicurezza dell'acciaieria Thyssen di Terni.

Sabato 12 Aprile 2008
- Saadane Hocine, di 45 anni, operaio, morto a Castelbelforte (MN)
- Salvatore De Santis, di 33 anni, operaio, morto a Basilicagoiano (PR)
- Benjamin Florian, di 22 anni, operaio, morto a Castrette di Villorba (TV)

Giovedì 10 Aprile 2008
- Massimo Borriello, di 36 anni, autista di un tir, morto a Sant'Antonio Abate (NA)
- Giovane operaio di 26 anni, morto a Busto Arsizio (VA)
- Luca Celiani,di 32 anni, operaio, morto a Pontelagoscuro (FE)

Mercoledì 9 Aprile 2008
- Eolo Casu, di 49 anni, operaio, morto a Cagliari
- Giovanni Lai, di 57 anni, operaio presso la Sicmi Montaggi, morto a Portovesme (CI)

PrimoZanni

George Bush, le frasi storiche


Articolo di Maurizio Blondet tratto dal sito Effedieffe.com del 29 Aprile 2008.

www.effedieffe.com


Il pubblico italiano può non avere una chiara idea dell’eloquenza di George Bush, dei suoi strafalcioni, della confusione mentale e del pressapochismo che rivela la sua parlata. Diamo qui alcuni esempi. A quale altro presidente è stato perdonato tanto, dai media e dalla cosiddetta opinione pubblica?

«Stamattina la mia amministrazione ha diffuso il bilancio per l’anno fiscale 2006. I numeri di questo budget non sono solo stime; sono i risultati effettivi dell’anno fiscale che è finito il 30 febbraio».
(Washington, 11 ottobre 2006. L’anno fiscale finisce il 30 settembre. E il mese di febbraio non ha 30 giorni).

«Ho una foto nel mio ufficio, anche. E tutti gli americani hanno visto quella foto. Quattro settembre 2001: io in piedi fra le rovine delle Twin Towers. Un giorno che non dimenticherò mai».
(Marlton,, New Jersey, 18 ottobre 2004).

«Abbiamo discusso su come progredire in Iraq, discusso l’importanza di una democrazia nel grande Medio Oriente per lasciarci alle spalle un domani di pace!
(Tbilisi, Georgia, 10 maggio 2005)

«E’ un mito credere che io non so cosa succede. E’ un mito credere che io non sappia che ci sono opinioni che non si accordano con le mie, perché ne sono pienamente cosciente».
(Philadelphia, 12 dicembre 2005)

«Secondo il mio giudizio, quando gli Stati dichiarano che ci saranno gravi conseguenze, e poi non ci sono gravi conseguenze, ciò crea conseguenze avverse».
(Per difendere la sua decisione di invadere l’Iraq, 8 febbraio 2004).

«Questa gente (i terroristi) non hanno carri armati. Non hanno navi. Si nascondono in caverne. Mandano fuori i suicidatori».
(Portsmouth, 1 novembre 2002).

«Io sono il comandante – vedete, non ho bisogno di spiegare – non devo spiegare perché dico le cose. Questa è la cosa interessante dell’essere presidente».
(Citato da Bob Woodward sul Washington Post, 20 novembre 2002).

«Dunque, abbiamo parlato con Joan Hanover. Lei e suo marito, George, ci hanno fatto visita. Sono vicini alla pensione – vanno in pensione – sulla via della pensione, il che significa che sono gente molto intelligente, attiva e capace che sono arrivati all’età della pensione e vanno in pensione».
(Alexandria, Virginia, 12 febbraio 2003).

«Questo mio viaggio in Asia comincia qui in Giappopne per un importante motivo.. Comincia qui perché, ormai da un secolo e mezzo, l’America e il Giappone hanno formato una delle più grandi e durature alleanze dei tempi moderni».
(Tokio, 18 febbraio 2002).

«Insegni a un bambino a leggere, e lui o lei sarà capace di superare un esame di lettura».
(Townsend, Tennessee, 21 febbraio 2001).

«Il mio piano riduce il debito nazionale, e molto rapidamente. Così rapidamente, di fatto, che gli economisti temono che resteremo senza debito per la pensione».
(Dicorso radiofonico, 24 febbraio 2001.

«Anzitutto, lasciatemi dire molto chiaramente, i poveri non sono necessariamente assassini. Solo perché ti capita di non essere ricco, ciò non significa che tu voglia uccidere».
(Washington, 19 maggio 2003).

«Non c’è dubbio che il nemico ha tentato di diffondere la violenza settaria. Essi usano la violenza come strumento per far questo».
(Washington, 22 marzo 2006).

«Se gli iraniani dovessero avere un’arma nucleare, potrebbero proliferare».
(Washington, 21 marzo 2006).

«C’è sfiducia a Washington. Sono francamente sorpreso di quanta sfiducia esiste in questa città. Me ne dispiace, e io lavorerò duro per cercare di elevarla».
(Alla National Public Radio, 29 gennaio 2007).

«Voi siete liberi. E la libertà è meravigliosa. E, lo sapete, occorrerà del tempo per restaurare il caos e l’ordine, voglio dire, l’ordine dal caos».
(Al popolo iracheno, 13 aprile 2003),

«Il senato degli Stati Uniti commetterebbe un errore se lasciasse uscire da quest’aula un qualunque tipo di clone umano».
(Washington, 10 aprile 2002).

«Ma l’Iraq ha – hanno gente là che vuole uccidere, e sono assassini duri. Noi lavoreremo con gli iracheni ad assicurare il loro futuro».
(Washington, 28 aprile 2005).

«Non mi rallegra affatto che Hamas ha rifiutato di annunciare il suo desiderio di distruggere Israele»
(Washington, 4 maggio 2006).

«Questo è George Washington, il primo presidente naturalmente. La cosa interessante di lui è che l’anno scorso ho letto tre – tre o quattro libri su di lui. Non è interessante?».
(Il 5 maggio 2006, mostrando a un giornalista tedesco l’Ufficio Ovale).

«Secondo me la guerra è un posto pericoloso».
(Washington, 7 maggio 2003).

«Per ogni sparatoria con esito mortale, ce ne sono state circa tre con esito non mortale. E questo, ragazzi, in America è inaccettabile. Inaccettabile. E noi faremo qualcosa per questo».
(A proposito della violenza in Usa, Philadelphia, 14 maggio 2001).

«Non sono molto analitico. Sa, io non passo un sacco di tempo a pensare a me stesso, a perché faccio certe cose».
(Sull’Air Force One, intervista, 4 giugno 2003).

«Io so in cosa credo. Io continuerò ad articolare ciò in cui credo e ciò a cui credo – io credo che ciò a cui credo è giusto».
(Roma, 22 luglio 2001).

«I nostri nemici sono innovativi e pieni di risorse? Lo siamo anche noi. Essi non cessano mai di escogitare nuovi modi di nuocere al nostro paese e al nostro popolo? E noi facciamo lo stesso».
(Washington, 5 agosto 2004),

«Troppi buoni dottori hanno perso il lavoro. Troppi ginecologi non riescono più a praticare il loro amore con le donne in tutto questo paese»
(Poplar Bluff, Missouri, 6 settembre 2004).

«La verità è, se ci pensate con attenzione, che Saddam sarebbe ancora al potere se fosse il presidente degli Stati Uniti, e il mondo sarebbe in forma molto migliore».
(St.Louis, Missouri, 8 ottobre 2004).

«Io dò un’occhiata ai titoli giusto per avere un senso di ciò che avviene. Di rado leggo gli articoli. Ricevo un briefing da persone che probabilmente hanno letto gli articoli essi stessi».
(Washington, 21 settembre 2003).

«Amo dire alla gente che quando la storia finale sarà scritta sull’Irak, sarà solo una virgola perchè c’è…voglio dire che c’è un forte desiderio di democrazia».
(alla CNN, 24 settembre 2006).

«Le nostre importazioni provengono in sempre maggiore quantità dall’estero».
(Beaverton, Oregon, 25 settembre 2005).

«Non sono un esperto di come la pensa il popolo iracheno, perché io vivo in America, dov’è più simpatico, sicuro e assicurato».
(Washington, 23 settembre 2004),

«Vedete, le nazioni libere sono nazioni pacifiche. Le nazioni libere non si aggrediscono l’un l’altra. Le nazioni libere non sviluppano armi di distruzione di massa».
(Milwaukee, 3 ottobre 2003).

«Quando un medicinale viene dal Canada, io voglio assicurarmi che ti curi, non che ti ammazzi…..Ho un obbligo di esser sicuro che il governo fa’ tutto quel che può per proteggerti. E una… la mia preoccupazione è che è che sembra che venga dal Canada, e può venire da un terzo mondo»
(St. Louis, 8 ottobre 2004).

«Che sia cristiana, ebrea, musulmana o indù, la gente ha udito la chiamata universale ad amare il prossimo come amerebbero essere chiamati loro stessi».
(Washington, 8 ottobre 2003).

«E’ importante per noi spiegare alla nazione che la vita è importante. Non solo la vita dei bambini, ma la vita dei figli che vivono, sapete, negli oscuri sotterranei di Internet».
(Arlington Heights, Illinois, 24 ottobre 2000).

«Wow! Il Brasile è grosso!».
(Davanti a una carta del Brasile all’incontro con il presidente Lula da Silva, Brasilia, 6 novembre 2005).

«Avete dei negri anche voi?»
(al presidente brasiliano Fernando Cardoso, 8 novembre 2001).

«Non posso immaginare qualcuno come Osama bin Laden comprendere la gioia di Hanukkah».
(Alla cerimonia di accensione della menorah alla Casa Bianca, 10 dicembre 2001).

«Se questa fosse una dittatura, tutto sarebbe un sacco più facile, sempre che fossi io il dittatore».
(Washington,19 dicembre 2000).

«Voglio ringraziarvi per aver preso tempo alla vostra giornata per venire qui e assistere al mio appendimento».
(Austin, Texas, 4 gennaio 2002, alla cerimonia di dedica di un suo ritratto. Egli ringrazia la gente »to come here to witness my hanging», che significa »assistere alla mia impiccagione»).

«Voglio ringraziare gli astronauti che sono fra noi, i coraggiosi imprenditori spaziali che hanno dato un così meraviglioso esempio alla gioventù del nostro paese».
(Washington, 14 gennaio 2004).

«La mia posizione pro-vita è: io credo che c’è vita. Non è necessariamente basata sulla religione. Io penso che c’è vita lì, da cui la nozione di vita, libertà e perseguimento della felicità».
(Washington, 23 gennaio 2001).

«Voglio garantire che le nostre truppe abbiano tutto quel che è necessario per completare la loro missione. E’ per questo che sono andato al Cogresso lo scorso settembre ed ho proposto fondi fondamentali – fondi aggiuntivi, che sono denaro per le corazzature e le parti del corpo e le munizioni e il carburante».
(Erie, Pennsylvania, 4 settembre 2004).

«Lei è uno dei leader più notevoli in una parte molto importante del mondo. Voglio ringraziarla per strategizzare le nostre discussioni».
(Al primo ministro della Malaysia, New York, 18 settembre 2006).

«Gli americani devono essere prudenti nell’uso dell’energia durante le prossime settimane, Non comprate benzina se non ne avete bisogno».
(Washington, 1 settembre 2005).

«Tutto è stata spazzato via totalmente…E’ devastante, e dev’essere il doppio più devastante al suolo»
(osservando dall’Air Force One i danni dell’uragano Katrina, 31 agosto 2005).

«Se dovesse piovere un sacco, c’è preoccupazione da parte del Genio Militare che gli argini possano rompersi. E così, quindi, siamo cauti a incoraggiare la gente a tornare a questo momento della storia» (Washington, 19 settembre 2005).

«Abbiamo avuto una bella riunione di gabinetto, parlato di un sacco di argomenti. Il Segretario di Stato e della Difesa ci hanno aggiornati sul nostro desiderio di diffondere la libertà e la pace nel mondo»
(Washington, 1 agosto 2003).

«Se dovessimo rifarlo, dovremo considerare le conseguenze di un successo catastrofico, aver successo così rapidamente che il nemico che doveva arrendersi o essere liquidato è fuggito e vive per combattere ancora un giorno»
(Al Time Magazine, per spiegare come mai aveva sottovalutato la resistenza irachena, 29 agosto 2004).

«Io ho fiducia che Dio parla attraverso di me. Senza questo, non potrei fare il mio lavoro».
(Ad un gruppo di Amish, 9 luglio 2004).

«Abbiamo speso un sacco di tempo a parlare dell’Africa, come è dovere. L’Africa è una nazione che soffre di incredibili malattie».
(Gotheborg, Svezia, 14 giugno 2001).

«Capite, non solo gli attentati (dell’11 settembre) hanno contribuito ad accellerare una recessione, gli attentati ci hanno ricordato che siamo in guerra».
(Washington, 8 giugno 2005).

«Mi pare che abbiano basato certe loro decisioni sulla parola – e sulle asserzioni – di persone che sono state in detenzione, gente che odia l’America, gente che a volte è stata addestrata a disassemblare – cioè a non dire la verità».
(Replica al rapporto di Amnesty International sulle torture ai detenuti di Guantanamo, 31 maggio 2005).

«Sono onorato di stringere la mano ad un valoroso cittadino iracheno che ha avuto le mani tagliate da Saddam Hussein».
(Washington, 25 maggio 2004)

«Sapete, una delle parti più difficili del mio lavoro è collegare l’Iraq alla guerra al terrore» (alla CBS News, 6 settembre 2006).

«Abbiamo trovato le armi di distruzione di massa. Abbiamo trovato laboratori biologici… ne troveremo sempre più col tempo. Ma quelli che dicono che non abbiamo trovato gli apparecchi di fabbricazione proibiti, o le armi proibite, sbagliano; le abbiamo trovate».
(Washington, 30 maggio 2003).

«Vedete, la mia linea di lavoro è: continua a ripetere le cose, continua e continua, finchè la verità affonda».
(New York, 24 maggio 2005).

«E’ nell’interesse del nostro paese trovare quelli che vogliono farci danno, e metterli fuori pericolo».
(Washington, 28 aprile 2005).

martedì 29 aprile 2008

Per quel che vale. Conflitti dimenticati.

Articolo di Vauro Senesi tratto dal DNews del 29 Aprile 2008. Pag.15


Il profumo di timo di Gaza per un'altra informazione.


Nei giornali le notizie sui massacri dei popoli sono solo tappabuchi marchiati di indifferenza

Il timo ha un profumo fresco e delicato che rende deliziose le piccole focaccine rotonde che spesso in Palestina vengono consumate per la colazione. Non so se ieri anche sulla tavola di quella madre di Beit Hanun c’erano ed emanavano il loro aroma.

Gaza è ridotta alla miseria ed il cibo scarseggia. Beit Hanun è un campo profughi e lì la miseria è ancora più feroce. Mi piace però pensare che quella madre fosse riuscita a procurarsi un po’ di farina, qualche goccia di olio e il timo. Per preparare ai suoi 4 bambini le focaccine rotonde. Quattro bambini tra i 15 mesi e i6 anni.

Mi piace pensarlo perché così si può almeno sperare che se ne siano andati con quel profumo nelle narici e non con l’odore della carne umana bruciata, del sangue, dell’esplosione che li ha uccisi. Lo posso sperare per loro, non per la madre.

Le ultime ore di vita

Perché lei è morta dopo ore di agonia e le ultime immagini della sua vita sono state quelle dei propri figli straziati tra le macerie di casa sua, colpita da una cannonata dell’esercito israeliano, durante “l’operazione contro infrastrutture del terrorismo”. Forse questa notizia riuscirà a trovare un po’ di spazio nei giornali di oggi, tra analisi e dichiarazioni di vincitori e vinti del ballottaggio elettorale.

Nel momento in cui scrivo queste righe i seggi sono ancora aperti, non conosco il risultato delle urne. Sennò, probabilmente sarei anch’io tra quelli che si chiedono come sia possibile che a pochi giorni dell’anniversario della liberazione dell’Italia dal fascismo, la capitale sia stata consegnata a un signore che porta al collo la croce celtica, o a rallegrarmi della sua sconfitta, mestamente, perché l’antagonista vittorioso brillerebbe soltanto della propria mediocrità.

Quindi il racconto della madre di Beit Hanun e dei suoi figli massacrati è poco più di un tappabuchi, dovuto al tempo insufficiente che ho per dedicare questa rubrica alle elezioni. Tappabuchi, in fondo, sono tutti i giorni, nei media, le notizie che riguardano i massacri delle popolazioni costrette a subire le guerre, da Israele alla Palestina, all’Africa, all’Afghanistan, all’Iraq.

Ho pensato spesso che continuare a denunciare l’indifferenza della politica, dei mezzi di informazione, e quindi di buona parte dell’opinione pubblica su queste stragi continue, non porti altro che ad alimentarla ancora di più.

Una lamentosa e ripetitiva litania volta a invocare un moto di indignazione, che però non si produce e quando si produce, seppur debolmente, viene subito sommersa dalla valanga delle giustificazioni. Forse oggi ne troverete già, sempre che la notizia della madre di Beit Hanun sia riuscita a filtrare tra le miriadi di insulsaggini di cui saranno pieni i giornali e i tg.

Trattandosi poi di vittime palestinesi, ce ne saranno già di preconfezionate: “I terroristi sono loro, così crudeli che si fanno scudo della popolazione civile”. Certo, su chi oserà far notare che sull’arma che ha massacrato i bambini c’è la stella a sei punte pioveranno accuse di latente o dichiarato antisemitismo. Si getteranno sulla bilancia “i morti dell’altra parte” per giustificare questi. Ché i piatti della macabra bilancia non restino mai vuoti. Cosa conta il profumo del timo?

VAURO SENESI

GI O R N A L I S TA

E V I G N ET T I S TA

venerdì 25 aprile 2008

Nascerà. Pardon, RiNascerà.

Chi sta giocando oggi con quest’Italia che muore? Chi non sente il vento e non vede il futuro che viene?

“Nascerà” tutti dicono, “Nascerà!”. Ma cosa nascerà?

Sono luride serpi, mani sporche ai soldi attaccate come uomini di un passato che torna e che forse non è mai passato. “Nascerà” dicono e li senti che a gran voce lo ripetono sicuri che questo è il loro tempo, non certo il nostro e lo sanno.

Cos’è che nascerà allora? Cosa verrà? Un imminente Messia o il già visto ciabattano.

Il futuro governo nascerà, già morto probabilmente. Incapace come già in due occasioni si è rivelato, non tanto di migliorare la situazione italiana (impresa questa ad oggi ancora senza padre), ma almeno di non peggiorarla. Ad ogni modo nascerà, siatene certi e numeri alla mano si può solo predire che durerà.

O forse no, non durerà e cadrà violentemente e rovinosamente da se medesimo falciato. Perché è questo che in molti, anzi moltissimi, non solo si aspettano, ma fortemente sperano. Verremo tacciati di “Anti-Berlusconismo”? E “Anti-Berlusconiani” saremo.

Un giorno ad una conferenza tenuta, dal noto storico Arrigo Petacco, sui conflitti di civiltà che hanno macchiato e macchiano indelebilmente la storia e il presente dell’uomo, mi alzai incredulo e mi sentii in dovere di controbattere fermamente e fortemente a quella che era (ed è) la sua, a mio parere inaccettabile versione sulle guerre in Medio Oriente in Africa ed in America Latina, sul Colonialismo e sull’Islam. Non rispose ad alcuna delle questioni da me poste e ribatté al mio tentativo di collocare il tema su un piano più economico, politico e di interessi mondiali con secco ed incivile infantilismo. Sei un “Anti-Americano” mi disse. Gli risposi allora che Sì ero (e sono) “Anti-Americano” e lo rimarrò sino a quando gli Stati Uniti d’America non cambieranno la loro intollerabile visione del mondo. Specie di quello che non li riguarda.

Essere “Anti-Americani”, conclusi, non è e non sarà mai una mera questione di principio.

Allo stesso modo non è e non sarà mai una mera questione di principio questo, continuamente ripetuto, “Anti-Berlusconismo”.

Si è tali, (ossia Anti-Berlusconiani) non per eredità genetica, perchè si è “comunisti dentro” anacronistico appellativo, con cui si è soliti liquidare tutti coloro che sono contro il padrone o per motivi infondati e pregiudizievoli. Si è Anti-Berlusconiani, lo si è stati, e lo si sarà per sempre perché è inammissibile, agli occhi di un qualsivoglia informato cittadino, il passato quantomeno discutibile e la visione che ha lo “pseudo-politico” Silvio Berlusconi, dei temi fondanti di rispetto delle vessate e ormai dimenticate (perché date per scontate) “Democrazia” e “società civile”.

Non a caso quindi apro oggi 25 Aprile questo spazio. Nel giorno che è passato alla storia Italiana come festa nazionale in memoria della liberazione dall’allora regime fascista e che oggi viene dai più ipocritamente ricordato.

Nasce oggi questo Blog per “ridere” di chi oggi ha tirato fuori il tricolore dal cassetto. Perché nello stesso cassetto, questa sera lo riporrà aspettando l’anno prossimo o forse una vittoria agli europei di calcio da parte della nazionale Italiana per ristenderlo sui balconi.

Nasce per ridere di quelli che oggi il tricolore non l’hanno nemmeno steso al sole e di quelli che magari il tricolore nemmeno ce l’hanno mai avuto e mai lo avranno ma che magari gelosamente possiedono quell’orribile bianco straccio con al centro il sole delle alpi o qualsiasi altro innominabile panno di partito.

Nasce oggi questo Blog in ricordo della storica inchiesta Mani Pulite che tanto di buono avrebbe potuto portare se non fosse stata uccisa in anticipo.

Nasce oggi nella speranza che il secondo episodio di Mani Pulite, che prima o poi arriverà, sortisca effetti e porti giustizia.

Nasce oggi questo Blog per parlare della giornaliera guerra Italiana. Quella degli omicidi sul posto di lavoro si intenda.

Nasce anche per parlare della più diffusa malattia Italiana. Il cancro mafioso, per ora sempre mortale perché curato da troppi complici.

E Nasce infine con l’augurio che in un futuro prossimo o remoto si possa finalmente parlare degli stessi argomenti di oggi ma non più con la V di Vaffanculo, oggi d’obbligo, ma con la V di Vittoria. Questa volta Nostra permetteteci.

PrimoZanni

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